Buongiorno mondo!
Sono 16 anni con solo tre interruzioni, che partecipo a Parole Ritrovate a trento, il convegno dove si susseguono i racconti di tanti cittadini-operatori-famigliari che affrontano quotidianamente i problemi legati al disturbo mentale. È sempre emozione, anche se i problemi mi sembrano sempre più grandi.
Sono più grandi davvero? Non lo so, ma, dal mio grande malessere professionale, sento che la psichiatria sta scivolando in qualcosa che non le compete e poco si occupa nei fatti di diritti, di emozioni, di ascolto e di persone.
Non è facile stare qui a vedere vite quasi distrutte far così fatica a rinascere eppure proprio qui a trento, io ho imparato a crederci e professionalmente a crescere fino ad applicare alcuni principi e ad ottenere grandi risultati. Come me hanno fatto decine, centinaia di altri operatori e tutti si sono trovati con un tesoretto di esperienze positive …ma…
Ma, questo “metodo” di intendere e lavorare per la salute mentale che parte dal rivoluzionario “FareAssieme” è come non interessasse ai più.
Anzi, è qualcosa che perfino disturba. Svaniscono sullo sfondo del FareAssieme tutte le centrature sul Controllo sociale, sul contenimento di comportamenti, sull’intervento prettamente farmacologico e si staglia in primo piano la Fiducia come elemento “guaritore”.
Con la fiducia cambia tutto per forza e il FareAssieme diventa protagonista.
Certo, questo comporta che ogni operatore nella lotta al disturbo mentale e alla sua manifestazione, ceda lo scettro del potere e si senta un pari con chi vive immerso nel disturbo riconoscendo le specifiche competenze. Beh, se non è rivoluzione questa…
Nei servizi circola, è un dato emerso da molti operatori, un diffuso senso di riduzione del protagonismo di utenti e famigliari e uno spregiudicato uso di farmaci conditi da frettolosi contatti e colloqui. E lo stigma e il pregiudizio, se non combattuto, serpeggia anche nei servizi.
Non so come andrà a finire la vicenda referendum, ma l’articolo 117 cambierebbe totalmente la politica sanitaria in Italia, creando (o ponendo li basi) una uniformità dei diritti che attualmente non esiste. Il movimento di PR, hormato da utenti, famigliari, operatori attivi, ha cercato di trasformare un’esperienza in disegno di una legge e se la legge passasse, per la prima volta in Italia si parlerebbe di partecipazione, valorizzazione del sapere esperienziale, e, appunto, di FareAssieme a livello nazionale.
Il disegno di legge è perfettibile come tutto, e personalmente sono stata felice di sapere che ad un recente incontro avvenuto a Roma, Franco Rotelli, noto psichiatra-politico della mia regione, abbia offerto spunti interessanti per migliorare ancora il nostro disegno di legge, che finalmente potrebbe diventare quello di tutti. Io stessa l’avevo sentito dir questo ad una presentazione del DDL e già allora ne ero stata felice.
La divisione, in psichiatria come in ogni altro ambito, non aiuta nessun cambiamento.
La divisione tra operatori e operatori e tra operatori e chi vive il disagio, è un dato di fatto, rappresenta uno dei problemi che ha reso l’offerta dei servizi psichiatrici paurosamente disomogenea.
Da qui, dal Convegno Nazionale di Parole Ritrovate, da questa platea di persone che della sofferenza hanno fatto la loro forza, si alza forte una voce: facciamo assieme.
Uno dei momenti del convegno con gli amici di Prato
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